Quando i letteratti italiani promuovono ad “eccezione” il teatro (Pirandello, i futuristi, Pasolini, Testori, Maraini)


Resumen


E’ storiograficamente interessante analizzare in quali modi nel Novecento italiano i “letterati” sono riusciti, a volte in misura importante se non decisiva, a promuovere (non a ridurre), ad eccezione l’attività teatrale conducendola ai confini (se non oltre) del sistema teatrale dominante, anche sul piano del valore qualitativo artistico, tramite invenzioni. Nel teatro italiano degli ultimi cent’anni circa, le eccezioni, con relative invenzioni, possono essere state sprecate, pur lasciando dei semi pronti a rinascere su nuovi terreni; a volte si sono concretizzate transformandosi in pensiero teatrale; facendosi “teatri-in-forma-di-libro” (Ferdinando Taviani); nascondendo il teatro “irregolare” nella drammaturgia letteraria scritta. Appunto, l’apporto dei letterati, sostenuto dal loro sguardo eccentrico, da extraterritoriali: è questo il versante che mi propongo di esplorare, convinto che capendo l’azione di chi ci ha preceduto, potremo meglio comprendere e agire, per oggi e per domani. In particolare è all’incirca nei due decenni 1915-1925 e 1965-1975 che alcune personalità provenienti dal mondo della letteratura, del libro, hanno saputo offrire nuove idee ad un sistema teatrale quasi immobile.

Parole chiave: Pirandello; teatro futurista; Testori; Pasolini; D. Maraini.


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© de la edición: Universitat de València (año en curso)

Depósito Legal: V.229-1995


ISSN impreso: 1135-4178

ISSN Electrónico: 2444-1457